Sedici aziende sono state selezionate – su cinquantasette partecipanti – per realizzare i new village per il dopo terremoto. Avranno a disposizione un budget di 316 milioni di euro e tempi tanto stretti da sembrare poco credibili, che – se tutto va bene – porteranno fuori dalle tende dodicimila aquilani entro fine dicembre.
VENERDÌ 26 GIUGNO 2009 (dalle ore 21.00) saliranno sul palco dello stadio di Portici alcuni protagonisti della musica e dello spettacolo. L’obiettivo è quello di destinare l’intero incasso della serata al progetto di ricostruzione della Casa dello Studente, una delle strutture-simbolo de L’Aquila, il capoluogo abruzzese recentemente devastato dal terremoto.
La città ormai può dirsi militarizzata. Anche per compiere i più normali e innocui gesti quotidiani ci serve un permesso, un pass, un’autorizzazione. La gente, sia della costa che delle tendopoli, è stufa.
False promesse pre-elettorali per accaparrare voti. Promesse non mantenute pochi giorni dopo, all’indomani delle elezioni. Basta con i sorrisi e i tappeti rossi, basta con le passeggiate mediatiche tra le tende, basta dentiere parrucchieri e crociere, basta palpeggiamenti alle volontarie e harem geriatrici. Non ne possiamo più dei vostri sciacallaggi.
Il Parco Nazionale d’Abruzzo, fortunatamente, non è stato coinvolto dal Terremoto: non sono stati registrati danni di sorta, le strutture di servizio al turismo – alberghi, pensioni, case e camere d’affitto, appartamenti, campeggi, ristoranti – sono totalmente integre e in perfetta funzionalità per accogliere turisti e visitatori di ogni tipologia e categoria.
Trecento ragazzi dai 6 ai 14 anni, in egual misura tra Nord, Centro e Sud Italia, avranno l’opportunità di passare l’estate nelle strutture delle associazioni a contatto con la cultura della natura e del mare, nei parchi nazionali e nelle aree marine protette.
Non dico niente, poichè non sono un esperto… riporto solo i dati tratti dall’ormai super-clickato INGV e dall’United States Geological Survey, un’agenzia scientifica del Governo
E il tempo riprende a scorrere lenta, la gente raccoglie dalle macerie le sue poche cose. Le scuole riaprono ma sotto tende tante promesse prima dell’oblio e delle baraccopoli. L’’inverno è freddo, ma deve ancora venire estate. I bimbi che sorridono i padri e le madri che hanno appena smesso di piangere i loro morti. Una terra piegata, ma lo spirito è forte come le rocce delle montagne. Lo spirito ed il lavoro saneranno il male di quest’ira della natura.
Ore 15 di venerdì scorso: un commissario della Protezione Civile apre all’Aquila le buste del primo appalto della ricostruzione. Gli abruzzesi sono fuori gara.
«Devono capire che se le nostre richieste non riceveranno ascolto, la protesta si riverserà inevitabilmente sul G8. E a quel punto non sarà il gesto di qualche estremista, ma di tutti i terremotati». Ettore la butta lì così, nel mezzo dell’assemblea cittadina ospitata nel pomeriggio sotto il tendone bianco del comitato 3 e 32.