Anteprima di Trascendence: una nuova intelligenza cosa potrebbe fare?
Martedì sera, grazie a Rai Cinema e all’Associazione Axelera con la collaborazione della Singularity University, ho visto Trascendence, opera prima di Wally Pfister che da direttore della fotografia per film come Memento, The Prestige, la saga del Cavaliere Oscuro, Inception (insomma, i film diretti da Christopher Nolan), diventa qui regista di un film thriller-fantascientifico che mi è piaciuto a metà.
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Il trailer mi aveva attratto tantissimo e l’idea che il protagonista (Will Caster, ovvero Johnny Depp) diventasse intelligenza artificiale fondendo la propria mente alle potenzialità di calcolo delle macchine… beh, è sempre stata una ‘figata’ pensarlo. Chissà se fra qualche decina d’anni sarà davvero fattibile.
Nel vedere questo film non si può non pensare al finale de “Il Tagliaerbe” (1992) dove il protagonista Jobe entra mentalmente nella rete mondiale per controllarla al fine di governare l’intero globo terrestre.
In Trascendence, invece, i motivi per cui Will viene ‘uploadato’ in un computer sono differenti: è un tentativo di continuare a vivere, comunicare con la propria moglie e, parallelamente, portare avanti le sue ricerche nel campo dell’intelligenza artificiale. La sensazione di onnipotenza del protagonista-macchina, però, prenderà il sopravvento ed è difficile capire se stia operando nel modo giusto o sbagliato con i suoi atteggiamenti nei confronti di questo mondo. (Non entro nei dettagli altrimenti spoilero)
La seconda parte del film, con l’utilizzo di nanotecnologie per ‘curare’ persone ferite o malate, sfocerà molto nella fantascienza che io personalmente ho trovato esagerato per un prodotto cinematografico che sfiorava ancora la realtà.
Durante la visione ho pensato spesso a film come “Io, Robot” (2004) oppure la saga di “Terminator” (dal 1984) dove le macchine prendono il controllo di ogni cosa da un lato per salvaguardare – in modo discutibile – la vita umana (vedi il cervello positronico centrale della U.S. Robots, V.I.K.I., nel primo film) e dall’altro per distruggerla senza ripensamenti (vedi il rivoluzionario computer Skynet nel secondo film).
Trascendence, invece, mi ha fatto soprattutto riflettere su come ormai siamo troppo legati alla tecnologia.
Siamo sempre in contatto con tutti in qualsiasi momento della giornata, ma stiamo perdendo sempre di più la comunicazione verbale. Non si comunica più come un tempo: in treno o in metro sono quasi tutti impegnati ad usare strumenti tecnologici (cellulare, computer, tablet…), ognuno per conto suo isolato dal mondo che lo circonda. Sicuramente la tecnologia ci ha permesso nel corso degli anni di migliorare la nostra qualità di vita, ma una cosa è certa: ormai dipendiamo palesemente da essa.
Ad oggi un’affermazione «Le macchine ci controllano!» sarebbe più vera di quanto possa sembrare.