Vita

Condannata la Commissione Grandi Rischi de L’Aquila. Una sentenza giusta?

Dopo trenta udienze il giudice del tribunale de L’Aquila ha condannato a sei anni di reclusione i sette membri della Commissione Grandi Rischi: “rassicurarono” gli abruzzesi 6 giorni prima del sisma del 2009. E’ stata una sentenza giusta oppure no?

Condannata la Commissione Grandi Rischi de L Aquila. Una sentenza giusta?Tutto ciò che segue in quest’articolo sono pensieri personali, condivisibili o meno restano comunque personali. Chi vi scrive è ‘semplicemente’ un ex studente universitario de L’Aquila scampato dal sisma di quel 6 aprile e che ha seguito, da allora, tutte le vicissitudini processuali e non del territorio aquilano, senza tralasciare tutte quelle piccole e grandi novità riguardo una ricostruzione che non ancora esiste.

Detto questo, possiamo proseguire.

Dopo mesi e mesi di scosse interminabili – era il 2009 – l’aria che tirava a L’Aquila non era decisamente delle migliori. Se i primi giorni qualche scossa di magnitudo 1.0 oppure 2.0 poteva anche ‘emozionare’, col passare delle settimane la situazione si faceva ben più seria. Provate a rimanere indifferenti se quotidianamente percepite un movimento del terreno sotto i piedi, oppure sentite scricchiolare qualche cornicione delle finestre o tintinnare quelle bottiglie che avete sull’armadio in cucina. Ecco, se le scosse aumentano di intensità superando la magnitudo 2.0, e poi 3.0, e poi 4.0 … restereste ancora tranquilli e indifferenti? Non credo.

Se col passare delle settimane e dei mesi le scosse aumentano di intensità e di frequenza, perché non dovreste pensare al peggio? Io l’ho fatto e ne ho avuto la conferma, purtroppo.

Continuano gli interminabili giorni di ansia e tensione (da parte dei cittadini da intenderci, non di organi statali) e finalmente la Commissione Grandi Rischi, il massimo organo scientifico della Protezione civile, alle ore 18.30 del 31 marzo 2009, decide di riunirsi a seguito di una forte scossa di magnitudo 4.1 avvenuta il giorno precedente, causando l’evacuazione di uffici e sedi universitarie. Persino i ragazzi della Casa dello Studente – che poi crollerà – evacuano l’edificio e chiedono un’ispezione al responsabile della struttura.

Piazza del DuomoLa riunione dura più o meno un’ora e al termine di essa Berardo De Bernardinis, vicecapo del settore tecnico del Dipartimento della Protezione civile, invita gli abruzzesi a bere un bicchiere di vino (fonte Wired.it).

Il giorno dopo quella riunione (clicca qui per leggerne il verbale), come riporta Il Fatto Quotidiano, sul sito della Protezione Civile compare il seguente comunicato: «Nel pomeriggio di ieri si è riunita a L’Aquila, nella sede della Regione Abruzzo, la Commissione Nazionale per la Previsione e la Prevenzione dei Grandi Rischi. Scopo dell’incontro è stato fornire ai cittadini tutte le informazioni disponibili alla comunità scientifica sull’attività sismica delle ultime settimane in Abruzzo: attività che viene costantemente monitorata, pur non essendoci nessun allarme in corso». Messaggio breve e tranquillizzante.

Se un parente o un amico mi dice “Stai tranquillo, non c’è nessun allarme” io fingendo gli risponderei “Ok” pur di non farlo preoccupare, ma se è un organo dello Stato in cui lavorano fisici e scienziati laureati a dirmi “Stai tranquillo, non c’è nessun allarme!” io sarei più tentato a rispondere veramente “Ok” cercando di rassicurarmi. Gli darei fiducia, dopotutto lavorano per quello e sicuramente ne sanno più di me. Devono saperne più di me!

La sentenza che ha condannato i 7 membri della Commissione Grandi rischi a sei anni di reclusione per tutti gli imputati è arrivata il 22 ottobre pomeriggio, tra gioia di alcuni, indifferenza di altri e critiche di altri ancora.

Il processoIl giudice unico Marco Billi ha condannato i componenti della Commissione Grandi rischi, in carica nel 2009, con l’accusa di aver “rassicurato gli aquilani circa l’improbabilità di una forte scossa sismica” che invece si verificò alle 3.32 del 6 aprile 2009.

L’accusa non è quindi quella di NON aver previsto un terremoto (ormai lo sanno anche i sassi che non è possibile). L’accusa è di aver previsto un non-terremoto, di aver ufficialmente detto che non c’era niente di cui preoccuparsi, quando chiunque aveva già capito che la situazione era ingestibile: c’era chi andava a dormire da amici o chi preferiva dormire in macchina, c’era chi ha preferito allontanarsi da L’Aquila per tornare a casa e c’era chi quotidianamente navigava sul sito dell’INGV per verificare l’andamento delle scosse perché… giustamente preoccupato!

L’errore è stato non nella previsione di un terremoto, ma nell’assenza di prevenzione di un terremoto! E’ diverso. I loro comportamenti, secondo la sentenza, avevano attuato una distorsione della corretta informazione. Precisamente, diedero agli aquilani «informazioni inesatte, incomplete e contraddittorie».

Affermazione – che condivido appieno – detta anche da Lilli Centofanti, mia compaesana e sorella di Davide, una delle 309 vittime. Così come Lilli «Io personalmente cerco solo giustizia. Se qualcuno ha usato male degli strumenti validi e ha provocato la morte di più di trecento persone, deve pagare, così come paga chiunque subisce un processo e si ritrova a prendere atto di una sentenza». Video qui in allegato che invito a visionare.

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Mio padre è morto perché ha creduto allo Stato. Questo è stato il punto di partenza” è quanto ha pronunciato Guido Fioravanti, figlio di due delle vittime del terremoto de l’Aquila (fonte Wired.it). Più che la scienza, dato che le scosse non sono prevedibili, viene condannata la comunicazione del rischio.

Tengo a precisare che di colpevoli per la morte di 309 aquilani ce ne sono a decine e toccano tante altre categorie di persone. Non scordiamoci, infatti, degli ospedali costruiti con pareti in sabbia e di quei palazzi fintamente ristrutturati sotto cui sono morti ragazzi universitari e famiglie aquilane.

Detto questo, mi viene da pensare a quelle telefonate di Bertolaso nei confronti di:
– Daniela Stati, Assessore regionale alla Protezione civile dell’Abruzzo, in cui racconta di come stia organizzando una riunione di tecnici al solo scopo di tranquillizzare la popolazione affinché “sia un’operazione mediatica“,
– Enzo Boschi, Presidente dell’Ingv, in cui spiega come non si debba parlare della “vera ragione della riunione” perché “è vero che la verità non la si dice“.

Nei suoi confronti nessuna sentenza? E perché gli esperti della Commissione non hanno cacciato le palle dicendogli che si stava sbagliando, che non si deve mai nascondere la verità e che era necessario (quasi obbligatorio!) raccontare a tutti di come a L’Aquila si stesse creando una situazione ‘pericolosa’ e decisamente allarmante? Io i membri della Commissione li ritengo colpevoli anche di questo atteggiamento da ‘schiavetti’. Quello che non ritengo giusto è che siano solo loro a pagarne le conseguenze.

Infine, non posso che condividere l’affermazione di CadoInPiedi.it: “Che i terremoti si possano prevedere è ancora tutto da dimostrare. Che però le informazioni si debbano dare bene, questo invece, ora, è dimostrato.

Di seguito l’audio delle due telefonate da parte di Bertolaso nei confronti di Daniela Stati e Enzo Boschi.

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[youtube RlWSgdCT_YA]

Per chi volesse essere continuamente aggiornato su tutte le notizie riguardo la sentenza di condanna alla Commissione Grandi Rischi, vi invito a seguire l’articolo pubblicato dal Comitato 3e32 raggiungibile cliccando qui.